Descrizione
Il Cardoncello (pleurotus eryngii) è un fungo di colore scuro, carnoso, molto profumato e con un cappello di diametro di circa 10 cm., che cresce spontaneo in alcune regioni italiane come la Puglia, la Sardegna ed altre.
La coltivazione di questo fungo può essere effettuata in giardini o in luoghi chiusi ma ben illuminati.
Il composto, seguendo le pratiche di coltivazione del Pleurotus, va innaffiato una o più volte al giorno, con delle nebulizzazioni d’acqua, in funzione dell’umidità esterna. I primi funghi si raccoglieranno dopo circa 20gg. dalla messa a dimora dei panetti.
I periodi ideali di coltivazione vanno da settembre a dicembre, mesi in cui la temperatura diurna si mantiene intorno ai 15/16°C, con un’umidità relativa dell’aria pari all’80%.
Coltivazione
Le aree destinate a coltura devono essere protette da una copertura ombreggiante (rete nera con ombreggiamento al 70-90%) montata sugli archi metallici di un tunnel ed interrata o meno lungo i lati lunghi.
Questa semplice struttura è quella che consente un più sicuro allevamento, privo di rischi di surriscaldamento e soffocamento del substrato. Per coltivazioni svolte in periodi sfavorevoli (freddi e piovosi) i tunnel sono stati modificati con accorgimenti atti a difendere la produzione da improvvise e prolungate piogge o da variazioni di temperatura nell’arco della giornata. In alcuni casi è stato fissato un telo di polietilene riflettente sulla parte superiore curva del tunnel , così da proteggere l’area sottostante dalla pioggia. Al di sotto ,ad una distanza ombreggiante. Se i teli di protezione della pioggia sono mantenuti un poco più dello stretto necessario si innescano , nel substrato, fenomeni di asfissia e rialzi termici che indeboliscono il micelio del fungo edule e favoriscono lo sviluppo di parassiti, in special modo muffe del gen. Trichoderma.
Nell’area protetta del tunnel sono ricavati uno o più letti larghi 1 mt e distanziati da un sentiero di passaggio di circa 50 cm. Tali letti possono essere infossati scavando nel terreno circa 15 cm , oppure sopraelevati, questi ultimi più pratici, realizzati appoggiando ortogonalmente sul terreno , tavole o lamiere così da creare una parete perimetrale di contenimento alta 25 cm.
La pavimentazione del tunnel può essere il terreno stesso sul quale eventualmente distesa una rete a maglie fitte , rete che ad ogni nuovo impianto va tolta , disinfettata e rimessa, oppure in impianti fissi , fatta di cemento , soluzione quest’ultima costosa ma di più facile pulizia.
All’interno dei letti vengono sistemate, private della parte superiore dell’involucro di plastica, le confezioni di composto incubato lasciando tra l’una e l’altra il minor spazio possibile.
La superficie del composto è poi ricoperta con uno strato di terreno dello spessore di circa 2 cm, avendo cura di riempire prima tutti gli spazio vuoti rimasti tra le confezioni. È molto importante l’uniformità e il giusto spessore del terreno che se eccesivo o scarso è causa di una ridotta produttività non riuscendo a far affiorare i funghi in superficie.
Il terreno di copertura durante la coltivazione deve essere mantenuto costantemente umido, ma non inzuppato attraverso la distribuzione di moderati quantitativi di acqua. Tali innaffiature possono essere diverse nel corso della giornata ,ciò dipende dal momento stagionale (primavera o autunno)e dalle condizioni metereologiche durante l’allevamento.
A distanza di pochi giorni (circa 10) dall’interramento sulla superficie dei letti di coltura iniziano ad apparire i primi carpofori localizzate in corrispondenza delle screpolature del terreno.
Se le condizioni climatiche sono favorevoli (20 C°)l’accrescimento è rapido e al 20° giorno si può effettuare la raccolta.
Dopo circa una settimana dalla prima volata si ha la differenziazione di nuovi carpofori che saranno pronti per la raccolta dopo circa dieci giorni .
In pratica tutta la produzione si consegue in un periodo di tempo di circa 40-45 giorni dal momento dell’interramento.
Ceppi
Ceppo142 (Ferula)
Il fungo si presenta con gambo piccolo e cappello robusto con colorazione variabile dal nocciola chiaro al nocciola scuro, in funzione della intensità di luce. Emerge a cespi in prima volata in forma isolata nelle volate successive. Le caratteristiche organolettiche sono ottime. Ottima conservabilità dopo la raccolta.
Resistenza alle temperature minime Resistenza ai rialzi termici Colore Pezzatura Produttività Precocità a 12-18° e ad umidità relativa 70% circa Periodo di coltivazione ottimale Resistenza Ambiente di Coltivazione |
Discreta Elevata Nocciola Medio Buona Circa 20-25 gg. Primavera inoltrata e inizio autunno Buona resistenza alla Batteriosi, al dactylium e al trichoderma La coltivazione va fatta in apposite serre fungaie |
Ceppo 146 (Eringy)
Il fungo si presenta molto vigoroso, gambo robusto con cappello di diametro di 8-15 cm con colorazione molto scura. la varietà è molto apprezzata per la consistenza ed il gusto delicato. Produttività e precocità elevata.
Resistenza alle temperature minime Resistenza ai rialzi termici Colore Pezzatura Produttività Precocità a 12-18° e ad umidità relativa 70% circa Periodo di coltivazione ottimale Resistenza Ambiente di Coltivazione |
Buona Elevata Scuro Medio-grande Elevata Ottima Inizio autunno-primavera inoltrata Buona resistenza alla Batteriosi, al dactylium e al trichoderma La coltivazione va fatta in apposite serre fungaie |
Ceppo db 160 (Eringy)
Questo è un ceppo dall’aspetto vigoroso e consistente.Cappello dalla colorazione scura, diametro da 6 a 14 cm, gambo robusto. E’ un ceppo molto apprezzato per la sua precocità e produttività.
Resistenza alle temperature minime Resistenza ai rialzi termici Colore Pezzatura Produttività Precocità a 16-18° e ad umidità relativa 70-90% circa Periodo di coltivazione ottimale Resistenza Ambiente di Coltivazione |
Buona Elevata Scuro Medio-grande Elevata Ottima Inizio autunno-primavera inoltrata Buona resistenza alla Batteriosi, al dactylium e al trichoderma La coltivazione va fatta in apposite serre fungaie |
Principali avversità
Malattie da Crittograme
Mal della tela o muffa bianca
L’agente eziologico è il Dactilium dendroides.
Possiede un micelio di colore bianco-grigiastro, dotato di un veloce accrescimento, capace di creare, inizialmente, un’esile trama sulla superficie colpita dall’ infezione. Successivamente su questa trama miceliare si differenziano numerose fruttificazioni conidiche che, macroscopicamente, assumono un aspetto bianco- farinoso.
Il parassita è portato, principalmente, nella coltivazione attraverso la terra di copertura dove vive come saprofita, sui residui vegetali morti. Altra forma di diffusione della malattia è quella derivante da una disattente conduzione della coltivazione, in special modo per quanto riguarda gli aspetti igienici.
La muffa si sviluppa dapprima nello spessore del terreno, soprattutto se eccessivamente bagnato ed in presenza di aria troppo umida e stagnante, ma poi affiora lungo le crepe del terreno e sulle piccole zolle.
I primordi e i giovani carpofori che si differenziano sono facile preda della muffa che ne provoca la marcescenza e non consente la comparsa in superficie.
A questi attacchi precoci, i più gravi ,possono fare riscontro anche infezioni tardive, nel corso della coltivazione e della produzione, caratterizzate da una minore dannosità.
La lotta
La lotta contro questa malattia deve realizzarsi secondo due linee di intervento:una di prevenzione ed una di lotta con prodotti fungicidi.
Gli interventi di prevenzione riguardano le caratteristiche delle strutture di coltivazione, soprattutto se queste sono destinate ad accogliere ripetuti cicli colturali.
In questo caso è opportuno che la pavimentazione sia realizzata in modo da consentire una completa asportazione dei residui della coltivazione precedente ed una accurata disinfezione mediante trattamenti con prodotti chimici in commercio, a base di fenoli ( Environ ) oppure a base di ipoclorito di sodio (candeggina).
È necessario evitare elevati livelli di umidità dell’aria e del terreno unitamente ad un ridotto o assente ricambio dell’aria.
Altra norma importante da rispettare è la raccolta e l’allontanamento di tutti i residui di funghi ,presenti nell’area dopo la raccolta della produzione, come ad esempio, porzioni di gambo, piccoli carpofori non commerciabili, che rappresentano un ottimo substrato per il patogeno.
Gli interventi con prodotti chimici possono perseguire finalità sia preventive che curative.
I principi attivi che hanno dimostrato una discreta efficacia sono il Prochloraz (n.c. Sporgon )e il Tiabendazolo (n.c. Mertect), da utilizzare fra le volate a scopo curativo (1,5 g / m²) o anche a scopo preventivo (2,5 g / m²).
È opportuno sempre ricordare che il Dactilium è un patogeno eradicabile con difficoltà, di difficile controllo, capace di interessare in breve tempo estese superfici colturali; la difesa, pertanto deve essere attuata soprattutto con un attenta e scrupolosa pratica di prevenzione.
Muffa verde
Sotto questa denominazione sono comprese numerose specie ascrivibili al gen. Trichoderma e Gliocladium.
Questi microrganismi sono diffusi in natura su materiali in disfacimento o su funghi spontanei, sotto forma di micelio o di spore. Queste ultime diffuse da vento e da comportamenti errati dell’uomo, soprattutto in riferimento all’igiene personale o delle attrezzature, sono all’origine dell’insediamento dei patogeni nelle coltivazioni.
Se la muffa verde si inserisce nel composto durante la fase di incubazione, compaiono all’interno delle confezioni zone più o meno estese di una leggera colorazione verde – tenue. In breve tempo tali aree si incrementano coinvolgendo tutta la massa del composto la cui superficie assume una colorazione verde più intensa mentre si assiste alla scomparsa del micelio del fungo edule ed alla messa a nudo degli elementi pagliosi del substrato.
Il Trichoderma assume la massima dannosità durante la coltivazione in quanto può svilupparsi rapidamente ed interessare tutto il composto interrato.
La diffusione del patogeno è attuata in questi casi dal micelio che rapidamente colonizza il composto contiguo, senza sintomi appariscenti sulla superficie del terreno di copertura. È questo particolare comportamento che rende pericolosa la malattia, in quanto non consente tempestivi interventi.
Se l’infezione è molto progredita, oltre all’assenza di produzione si osserva un marcato affossamento della superficie e sulla superficie del terreno inizia ad affiorare una muffa pruinosa di colore bianco-cenere, questa pruina grigiastra vira poi verso un colore verde.
Negli impianti di coltivazione la diffusione del patogeno è operata principalmente dal micelio eventualmente presente e persistente in tutta l’area colturale e nelle zone limitrofe.
L’azione distruttiva della malattia si manifesta soprattutto dopo la prima volata poiché l’agente patogeno prende subito il sopravvento permeando tutto il composto cosicché la seconda produzione viene compromessa.
Ciò che è all’origine della comparsa del Trichoderma, in coltivazioni di P.eryngii sono quasi sempre errate norme colturali e igieniche.
È noto che le fruttificazioni conidiche di questo fungo sono rintracciabili in tutti gli ambienti naturali e sui materiali in essi presenti. Esse divengono pericolose quando per errate operazioni colturali se ne favorisce lo sviluppo e contemporaneamente si danneggia il micelio del fungo edule.
Questa situazione si verifica quando si crea un ambiente privo di areazione, ricco di umidità e di CO₂ e spesso causa rialzi termici nel composto.
La lotta
La lotta all’insediamento di questo microrganismo del gen.Trichoderma è soprattutto preventiva attraverso l’adozione di scrupolose norme igieniche (pulizia degli ambienti, delle attrezzature, del personale) corrette operazioni colturali ed effettuando trattamenti fungicidi con prodotti a base di Procloraz, al momento dell’interramento del composto sul terreno di copertura.
Malattie da Batteri
Batteriosi o ingiallimento
Si tratta di una malattia causata da ceppi batterici riconducibili al genere Pseudomonas. Sono stati isolati diversi ceppi tra cui lo Pseudomonas tolaasii , specie nota per essere causa di una grave batteriosi che colpisce il cardoncello.
L’infezione può manifestarsi con semplici tacche isolate ,del diametro di qualche mm,circolari sul cappello, tendenzialmente allungate sul gambo, di colore giallo-ocra-arancio. Con frequenza maggiore e dannosità più elevata, la malattia si manifesta invece su tutto il cappello dapprima con una tenue colorazione giallo-nocciola chiaro, che gradualmente vira verso toni marrone-rossastro o bronzei.
Sul gambo la batteriosi appare in forma di striature più o meno allungate, con tonalità di colore uguale a quelle
presenti sul capello.
In condizioni di elevata umidità tutto il cappello si ricopre di un sottile strato viscido dovuto allo sviluppo di colonie batteriche.
Sono colpiti i funghi in tutti gli stadi di sviluppo sia quando sono ancora localizzati nello spessore del terreno di copertura che quando hanno raggiunto il completo sviluppo.I carpofori ammalati si arrestano nello sviluppo e marciscono emanando uno sgradevole odore che richiama una moltitudine di insetti.Se i carpofori vengono raccolti con iniziali sintomi di batteriosi, l’alterazione continua nel corso della conservazione e della commercializzazione (Ferri, 1985).
La malattia può interessare e rimanere circoscritta ad arre ristrette oppure interessare ampie superficie di coltivazione.
La batteriosi ha un comportamento spesso imprevedibile: può comparire in prima volata e provocare la morte di tutti i funghi. Successivamente sulle stesse arre colturali, altamente infette,la seconda volata risulta perfettamente sana con funghi che raggiungono la normale maturazione. Altre volte la prima produzione si conclude normalmente, mentre la seconda, subito al suo apparire risulta fortemente interessata dalla malattia. In altri casi invece l’insediamento della infezione provoca la scomparsa definitiva della produzione.
I fattori condizionanti l’insorgere della malattia sono prevalentemente climatici e ambientali. Venti caldi (scirocco) ed elevati umidità dell’aria sono le condizioni che determinano l’affermarsi della malattia a livelli distruttivi. Altri elementi che favoriscono la batteriosi sono un eccesso di umidità nel terreno di copertura ed un ridotto o nullo ricambio di aria nel tunnel di coltivazione.
Determinante, infine, come causa dell’insorgere della malattia, è la sensibilità varietale. Sono state individuate cultivar particolarmente soggette alla batteriosi rispetto ad altre meno sensibili.
Non si conoscono efficaci interventi di lotta. È consigliabile al suo apparire sospendere le irrigazioni per qualche giorno, così da ridurre l’umidità del terreno e favorire l’arieggiamento del tunnel di coltivazione.
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