Le biotecnologie vegetali in una agricoltura ecocompatibile

Le piante sono continuamente sottoposte all’attacco di altri organismi che si nutrono sia della loro parte aerea che dei tessuti interni, penetrando attraverso la cuticola delle foglie o attraverso l’apparato radicale.
Per difendersi, i vegetali hanno sviluppato nel tempo tutta una serie di meccanismi che tendono a riconoscere precocemente la presenza del patogeno e a porre in atto la sintesi di composti di difesa antimicrobici (fitoalessine).

Le interazioni tra piante e patogeni possono essere spostate in favore della pianta o del patogeno da piccole variazioni ambientali, principalmente temperatura e stato nutrizionale della pianta. Inoltre, anche lo stadio di sviluppo di una pianta può influenzare la resistenza o la suscettibilità ad un dato patogeno.
Oggigiorno molti trattamenti antiparassitari sulle colture hanno solo una funzione preventiva, che può risultare inutile e quindi costosa e dannosa in assenza di reali attacchi.

L’utilizzo, invece, di biostimolanti dei processi di autodifesa o elicitori, distribuiti in maniera opportuna(riescono, infatti, ad esplicare la loro azione anche a bassissime concentrazioni) dopo un’attenta analisi dell’areale di coltivazione, può permettere di avere in campo piante aventi sistemi di protezione naturale e quindi capaci di autodifendersi mediante la produzione di fitoalessine anche in assenza di patogeni.

In aggiunta alla capacità di attaccare o inibire direttamente la crescita di agenti fitopatogeni, alcuni ceppi di Trichoderma interagiscono attivamente con la pianta promuovendone la crescita delle radici e del fusto, con conseguenze benefiche sulla tolleranza a stress Biotici ed abiotici.
Possono inoltre indurre un miglioramento nello stato nutrizionale della pianta stessa, attraverso la produzione di sostanze chimiche capaci di solubilizzare o chelare molti minerali e diversi composti nutritivi rendendoli così disponibili all’assorbimento radicale.

Il pattern enzimatico presente nel BIO-PLANTGUARD, oltre a fungere da induttore dei meccanismi di antagonismo del fungo e da elicitore nei confronti del sistema di difesa della pianta, ha mostrato capacità litica delle pareti cellulari dei patogeni, superiore a quella espressa da altri organismi.

Tale capacità si esprime principalmente verso RHIZOCTONIA, ALTERNARIA, SCLEROTINIA, PYTHIUM, PHITOPHTORA, COLLECTOTRICHUM ed in particolare BOTRYTIS.
È stato, inoltre, dimostrato che la colonizzazione da parte di Trichoderma dei primi strati cellulari dell’epidermide radicale attiva una resistenza sistemica indotta (ISR) che rende l’intera pianta meno suscettibile all’attacco di patogeni.

Le biotecnologie vegetali pertanto, possono permettere una lotta ecocompatibile sempre se accoppiate a una buona conoscenza agronomica delle piante che si vogliono coltivare e della biologia dei Microrganismi che si vanno ad usare.

Pur nella variabilità dell’effetto biofungicida,possono considerarsi coadiuvanti di principi chimici di sintesi,permettendone la riduzione d’uso (fino a dieci volte in meno)e, in più svolgono sicuramente il loro ruolo di bioprotettori e biostimolanti,inducendo una resistenza indotta nella pianta ed una alterazione del metabolismo che ha come conseguenza una pianta più vigorosa rispetto al campione non trattato.

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